giovedì 31 marzo 2016

31 Marzo 1916


Sul fronte occidentale Malancout e Vaux, vengono parzialmente conquistate dai Tedeschi.
Intanto con una buona dose di fortuna, i Francesi riescono a respingere l'assalto a Le Mort Homme,
Hancourt
tuttavia evaquano il settore del fronte tra Haucourt e Bethincourt.


Intanto i Tedeschi, con 5 Zeppelin (dirigibili), passano sopra i cieli Inglesi e alla foce del Tamigi, seminando il panico tra i sudditi d'Inghilterra; alla fine della giornata il bilancio non è del tutto positivo nemmeno per i tedeschi che perdono un dirigibile sopra il cielo plumbeo di una Londra in allerta.


Intanto sul fronte orientale inizia il disgelo ed è una manna per i soldati impiegati su quel fronte: sia per quelli russi che per quelli tedeschi ed austroungarici che finalmente possono godersi un po' di tiepido sole nelle giornate più limpide: uno dei problemi più grossi del fronte orientale è finalmente finito, almeno per l'anno in corso.

Zeppelin sopra Londra

I dati degli Stati maggiori riguardanti il fronte orientale parlano da soli:
I Russi contano 100.000 caduti, tra morti e feriti di cui 12.000 solo dovuti alle condizioni atmosferiche avverse ed al congelamento: un vero mattatoio.

Per i tedeschi va decisamente meglio i morti per l'esercito prussiano ammontano a 20.000 unità.

mercoledì 30 marzo 2016

30 Marzo 1916


Il 30 marzo 1916 viene affondata la nave porta feriti russa "Portugal".

Nave-Ospedale "Portugal"
Purtroppo fùrono molte le novità negative portate dalla grande guerra, tra queste vi fu anche la maggiore libertà dai vincoli onorevoli della guerra tradizionale che pochi rispettavano e che alcuni (come la Germania) non prendevano nemmeno in considerazione (un esempio famoso è quello dei gas, o l'affondamento di navi passeggeri). 

 La Portugal è una nave piuttosto recente, costruita dai francesi come nave da trasporto truppe, viene venduta ai russi che la convertono in nave ospedale; i simboli universali della croce rossa sono ben visibili ma un sottomarino tedesco pensando ad un cavallo di Troia decide di colpirla con due siluri nel Mar Nero: la nave affonda con tutti i feriti ed il personale a bordo, le prime stime parlano di 115 vittime.

Intanto in Germania al Reichstag, si discute lo stesso argomento; la domanda del giorno è la più importante forse di tutta la guerra: rispetta l'etica di guerra affondare navi civili? la risposta è quasi scontata, tuttavia la decisione e quella di continuare sulla stessa linea: l'intesa deve avere paura a muoversi liberamente negli oceani e bisogna scoraggiare lo spostamento di truppe e l'invio di rifornimenti via mare.


martedì 29 marzo 2016

29 Marzo 1916

Nella Russia di Nocola II viene destituito il Ministro della Guerra Polivanov a causa dei scarsi risultiati ottenuti al fronte e lo sostituisce con il generale Dimitry Shuvayev: è uno degli ultimi atti di supremazia del potere zarista in russia prima di cedere gradualmente terreno ai sindacati ed ai bolscevichi.
Generale in Carica Dmitry Shuvayev

Intanto con la primavera arriva anche la cessazione temporanea delle ostilità sul fronte orientale.

Intanto sul fronte occidentale sul confine franco-tedesco i prussiani penetrano a Malancourt a costo di numerose perdite, mentre i francesi nelle stesse ore riconquistano parte dei territori persi in precedenza.

Devastazioni alla base di Quota 304
Intanto sulle Alpi, sul tormentato confine Italo-austriaco, l'Imperial Regio Esercito Austro-Ungarico contrattacca tra il Podgora e Saboltino tentando di occultare la pesante sconfitta del giorno prima contro le truppe italiane, ma inutilmente, infatti la fanteria italiana, sebbene a stento prende questi capisaldi, subendo però delle devastanti perdite nelle prime linee.





lunedì 28 marzo 2016

Il Piave: L'ultima battaglia della Grande Guerra

Il Piave: l'ultima battaglia della Grande Guerra
Gino Rossato Editore
(diritti della copertina all'editore)
L’ultima battaglia del Piave, meglio conosciuta come battaglia di Vittorio Veneto, combattuta con tenacia dall'ottobre al novembre del 1918 tra il Regio Esercito Italiano e l'Imperial Regio Esercito Austroungarico e che sancì la vittoria italiana, suggelando con il sangue di tanti giovani patrioti l'unità nazionale. 
Infatti per la prima volta si trovarono insieme calabresi e veneti, piemontesi e siciliani; culture che sebbene molto vicine non si erano mai incontrate, e condividevano l'amore per la patria ed il senso di dovere nel difenderla.  
La ricerca di questo libro unisce il lavoro di uno storico italiano (Paolo Pozzato) e uno ungherese (Tibor Balla) e racconta gli ultimi giorni di quello che veniva definito uno dei più potenti eserciti del mondo, e che veniva sconfitto da una nazione così giovane come unita: l'Italia.
Sulle ceneri degli ultimi imperi centrali analizza la nascita dei movimenti che porteranno alla destabilizzazione sociale e politica dell'europa nel primo dopoguerra.
La prima edizione del libro è stata stampata il 1 Gennaio 2005; scritto da Paolo Pozzato e Tibor Balla ed è edito da Gino Rossato Editore.
potete facilmente vederlo cliccando sul link qui sotto:

Il Piave. L'ultima battaglia della grande guerra

Le 5 cose che (forse) non sai su Benito Mussolini



1.  Un giorno di maggio del 1923 sulla scrivania del Duce c’è una lettera. È di un pescivendolo che si chiama Ventimiglia Romolo: il Municipio vuole revocargli la licenza e il poveretto ha pensato di scrivere a Mussolini per avere un aiuto, lamentando di non essere stato ricevuto dal capo del Governo. Il Duce non ci pensa due volte ed esce: ‘tu mi hai scritto che non riesci ad essere ricevuto da me – dice all’uomo – allora ho pensato di venirti a cercare. Ti assicuro che il sindaco, signor Filippo Cremonesi, ti lascerà stare in questo mercato. Avendo offerto un figlio alla Patria, ne hai diritto più di altri’.




2.
 quando Mussolini lasciava il salone delle Vittorie, alla fine della giornata di lavoro, il suo attendente Navarra lo accompagnava all’ascensore, lo faceva entrare, faceva partire l'ascensore e si precipitava giù all’impazzata per le scale, in modo da arrivare al piano terra prima dell'ascensore di Mussolini, consentendogli di aprire lo sportello dell’automobile e di consegnargli la borsa.
Inizialmente Mussolini non aveva ci aveva fatto caso, ma una sera, gli chiese se si serviva di un altro ascensore, e Navarra aveva risposto: ‘No, eccellenza, faccio una corsa’. Dunque la sera successiva, mentre entrava nell’ascensore ed il fido attendente era pronto a spiccare la corsa abituale, gli ordino di scendere con lui, esclamando: 'non voglio che si rompa una gamba per causa mia…’.




3.
 Ancora Navarra ricordando quei tempi ricorda un Mussolini “terribilmente depresso durante il delitto Matteotti”, molto amato dalla folla ma soprattutto dalle donne. In generale un semplice figlio del popolo che scala le vette del potere e da ultimo diventa il primo uomo d’Italia, con i suoi pregi e suoi difetti, i suoi vizi e le sue virtù; un uomo che amava i libri gialli e i gatti, in particolare il suo: Pippo; odiava i profumi e non aveva mai un soldo in tasca.




4.
 Durante il ventennio fascista la stampa si occupò spesso di Benito Mussolini trattandolo come una sorta di divinità dalla quale potevano scaturire eventi prodigiosi se non miracoli veri e propri.
Come un giornale locale che descrisse la visita del duce in Sicilia, nei pressi dell’Etna:
“Il fiume di lava che fluiva dal fianco ardente del vulcano, aveva dovuto arrestarsi davanti al fuoco ancora più ardente del suo sguardo”.
Un altro aneddoto, anch’esso di carattere soprannaturale, fu raccontato dal Giornale d’Italia:
“Sei mesi or sono certa Aurelia Giaccabi dava alla luce una bambina…sul fianco sinistro della bambina era visibile l’impronta di un fascio littorio”


5.  L'espressione “nudi alla meta” può essere utilizzata in senso ironico nei riguardi di chi, fortemente idealista, si ritrova con un pugno di mosche in mano dopo aver combattuto battaglie estenuanti.
Infatti, sembra che il primo a pronunciare la frase sia stato Benito Mussolini nel 1923, quando, a seguito dell’annessione all’Italia del Dodecanneso, rifiutò sdegnosamente il titolo di duca di Rodi, considerandolo inutile e privo di senso, facendo intendere appunto quanto gli sforzi per l'annessione delle isole greche gli siano valsi "soltanto" un inutile titolo.

28 Marzo 1916

Si conclude nel pomeriggio del 28 Marzo la conferenza dei vertici dell'intesa, migliaia di giornalisti si accalcano sui primi ministri e sugli ambasciatori in uscita dal Quai d'Orsay, sperando di strappare qualche informazione circa la conferenza appena terminata,
Tuttavia la conferenza, per l'incolumità dei piani stabiliti resta segreta: nessuno può garantire che tra quel nugolo di giornalisti non ci sia qualche spia tedesca o austro-ungarica.
Le informazioni concesse dai capi di stato sono piuttosto scontate e banali: informazioni che non possono rivelarsi pericolose se divulgate; il vero O.D.G. della conferenza rimane un mistero per i giornalisti e la stampa.
La conferenza in corso: a destra in secondo e terzo piano vediamo Salandra e Sonnino
(credits: Wikipedia.org)

Solo un'informazione (mai confermata e mai smentita) riesce a sfuggire al clima segreto della conferenza, e non è sicuramente tra le più rassicuranti: si parla di uffici internazionali con il compito di censurare eventuali informazioni negative sull'andamento della guerra e per evitare di far trapelare il numero di caduti sul fronte anche di altre nazioni dell'Intesa, con l'obiettivo di mantenere questi dati segreti negli archivi governativi.

Vista l'assoluta segretezza della conferenza i giornali danno spazio a notizie banali, spacciandole per assolute novità deliberate il giorno stesso durante il meeting.

Si parla di un'unità economica per i Paesi in difficoltà sul fronte, viene confermata l'idea del "fronte unico" grazie al quale le truppe potevano subire cambi di postazione non solo sul fronte del loro paese ma anche sugli altri, garantendo in questo modo un ricambio più veloce di forze fresche.

domenica 27 marzo 2016

27 Marzo 1916

Guardia di Finanza sul Pal Piccolo
Sul fronte di Verdun sono tutti fermi sia francesi che tedeschi; non si avanza e non si indietreggia. solo alcuni colpi d'artiglieri restano a ricordare che si è in guerra.
I due paesi si devono ancora riprendere dal trauma e dalla ferita aperta causata da tutte le perdite subite ad est della cittadina francese: da quando è iniziata la battaglia il ritmo di perdite per entrambi gli schieramenti era di due morti al minuto (percentuale lievemente più alta per i francesi).
Mentre sul confine franco tedesco si è instaurata una sorta di tregua il fronte italo-austriaco è in fermento da ormai due giorni: i soldati italiani cercano come possono di contenere la violenta avanzata austriaca e riconquistano le postazioni perse il giorno precedente a nord est di Gorizia.
Apini dell' VIII sul Pal Piccolo
Sulle Alpi Carniche il progetto austriaco di aggirare le postazioni italiane è andato in fumo e gli alpini riprendono il Pal Piccolo e bloccano gli austriaci che tentavano di aggirarli.
Le perdite italiane sono più di mille, ma quelle austriache sono superiori; l'azione non sembrava potesse andare a buon fine, invece tra il freddo e la neve le truppe italiane sono riuscite nell'impossibile, e la guerra continua.
Il 27 marzo ha inizio a Parigi la conferenza dei vertici dell'Intesa: sono otto i Paesi presenti: Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia, Belgio, Serbia, Giappone e Portogallo. 
I lavori si aprono sotto la presidenza di Aristide Briand, è presente l'elite delle alte cariche di stato europee: cinque Presidenti del Consiglio, dieci Ministri, dieci Generali e cinque Ambasciatori; ma è anche la prima volta che non partecipa nemmeno un sovrano.

Dal Tevere al Piave: 1915-1918

Dal Tevere al Piave
1915 - 1918
Gli atleti della Lazio nella Grande Guerra
ed. ERACLEA

Oggi vogliamo parlarvi di un nuovo libro, in realtà non è proprio nuovo, è la seconda ristampa di un libro secondo noi davvero meritevole di essere letto.
Dobbiamo ammettere che, inizialmente eravamo titubanti circa questo testo non essendo noi tifosi laziali; ma durante la lettura è emerso il vero spirito di questo libro: quello di raccontare la storia e la vita di questi ragazzi come uomini prima che come atleti.

Il testo spazia nelle vite dei più famosi calciatori della S.P. Lazio, condividendo con il lettore i loro pensieri, le loro preoccupazioni per la guerra, il loro patriottismo ed i loro sogni; il tutto accompagnato dalla cornice della Grande Guerra che ha contribuito a formare gli uomini mentre il calcio formava gli atleti.
A cura di LazioWiki e ricco di fotografie e documenti inediti questo libro si pone, a 100 anni dalla guerra, in grado di conciliare gli appassionati del calcio con gli appassionati della storia, unendoli nella scoperta e nel ricordo di questi ragazzi che diedero la loro vita alla Patria, e che sventuratamente in alcuni casi non ritornarono mai sul campo da gioco.

Curato da Fabrizio Munno e Fabio Bellisario il libro riporta le tragiche vicende delle battaglie, delle sofferenze, degli eroismi di tanti giovani sportivi bisncocelesti, coscienti del loro dovere nei confronti della Patria. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, riconoscendo a questo libro il suo alto valore storico, ha voluto concedergli il logo ufficiale della Commemorazione del Centenario. Ed è stato premiato dall’Istituto del Nastro Azzurro per i reduci e combattenti di guerra di Roma con due stupende targhe di bronzo.

Il libro è edito da ERACLEA conta 226 pagine ed è possibile ordinarlo facilmente qui:

Dal Tevere al Piave. 1915-1918 gli atleti della Lazio nella grande guerra


Copertina posteriore (sx) e anteriore (dx)  del libro


Traghe Istituto del Nastro Azzurro

sabato 26 marzo 2016

26 Marzo 1916

Gli asburgici premono con insistenza lungo tutto il fronte italiano, ottenendo dei vantaggi fuori la cittadina di Gorizia. 
Soldati italiani in trincea sul Pal Piccolo
La notte del 26 marzo 1916, la battaglia più intensa si consuma sulle Alpi Carniche dove un battaglione austroungarico attacca le postazioni italiane sulle Cime del Pal Piccolo e del Pal Grande, con l'intento di sorprendere i soldati italiani, senza scorte e rinforzi intrappolati da metri di neve e di circondare ed aggirare Timau nelle retrovie italiane; le truppe austriache possono contare sui rinforzi freschi, mentre gli italiani si ritrovano bloccati da giorni sulle montagne.
Il Battaglione Alpini "Tagliamento", colto di sorpresa sul "Trincerone", è costretto ad indietreggiare e ad abbandonare le proprie posizioni sul Pal Piccolo. Nonostante la tormenta di neve gli austroungarici avanzano repentinamente anche sulle cime vicine mettendo in difficoltà il fronte italiano, minando la stabilità delle postazioni in quel punto. La mattina seguente giungono i rinforzi italiani che consentono di riprendere fiato ed organizzare il contrattacco, prolungando per i tre giorni seguenti la battaglia attorno al Passo di Monte Croce Carnico.


venerdì 25 marzo 2016

25 Marzo 1916

Il Ministro degli Esteri Sonnino (1916)
Il 25 di Marzo del 1916 il Presidente del Consiglio Salandra ed il Ministro degli Esteri Sonnino, dopo un incontro con il Re Vittorio Emanuele III per discutere dei piani di guerra italiani per l'anno appena iniziato, partono alla volta di Parigi per portare la voce dell'Italia all'annuale incontro tra le forze dell'Intesa.
Sul fronte occidentale non accade nulla, è un'altra giornata di respiro dai frenetici ritmi della guerra.
Intanto sul fronte i soldati tentano, quando possono di tornare alla normalità, creando stralci di vita quotidiana negli accampamenti, eliminando la guerra dalla loro vita, almeno per un giorno.

24 Marzo 1916


Solito tira e molla sui fronti europei: posizioni perse e riconquistate ma nulla di rilevante da segnalare per gli Stati Maggiori impegnati nel conflitto.

Il solo evento di rilievo lo riportano i giornali e quotidiani francesi: 
Un sommergibile tedesco scambia il piroscafo Sussex per un dragamine Alleato e lo silura nel canale della Manica: 300 passeggeri vengono tratti in salvo ma sventuratamente alcuni perdono la vita in mare a causa delle temperature, tra loro tre cittadini americani; boccone che stenta ad andare giù ai vertici di Washington. Il Piroscafo Sussex per la fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) dei tedeschi non affonda, viene rimorchiato fino a Boulogne, in ogni caso il dado è tratto e non è più rimediabile.
Questo evento contribuirà in seguito alla condanna U.S.A. dell'uso indiscriminato dei siluramenti da parte dei tedeschi, e porterà, un anno più tardi al decisivo intervento degli Stati Uniti a fianco dell'Intesa.
Sommergibile Tedesco




mercoledì 23 marzo 2016

23 Marzo 1916

Nella regione più a sud-ovest di Dvinsk numerosi assalti tedeschi sono stati stati arginati dalle opere di trinceramento e dal filo spinato. Piccoli distaccamenti di cavalleria tedesca hanno agito in profondità lungo la ferrovia Molodstchno-Piotzk, compiendo incursioni e sabotaggi.
A nord-est di Vilna le truppe russe sono riuscite a passare sulla riva sinistra della Vilja mentre a sud-est di Orany i tentativi di varcare il fiume sono stati ostacolati dalla resistenza delle forze russe e dall’artiglieria.
Nella regione di Pinsk le forze zariste sono in piena ritirata senza riuscire a rompere il contatto con le forze di Hindenburg che le inseguono.
 Il 5 reggimento fucilieri lettoni con maschere antigas
Presso il villaggio di frontiera di Novo Olexnitz, presso la città di Vichnevetz e sulla Stypa, ad ovest della linea Tarnopol-Tremblowa, le truppe di Pietrogrado hanno impegnato le forze austro-tedesche, impegnate nel tentativo di attraversare il fiume, in lunghi ed estenuanti combattimenti.
Da parte Austro-Ungarica si nega che le forze russe siano riuscite a respingere quelle austro-tedesche in Galizia. Secondo un comunicato di Vienna, il nemico, nonostante il dispiegamento di grandi masse di artiglieria e l’attacco di numerose divisioni di fanteria non è riuscito a fare breccia e ha subito grandi perdite senza guadagnare terreno. Gli unici successi parziali concessi da Vienna al nemico si ridurrebbero ad alcune teste di ponte sul Ikwa, presto accerchiate e annientate.
Da Berlino invece si ribadisce la falla nello schieramento russo nella zona di Plinsk e di come le truppe tedesche si stiano incunenando senza concedere tregua a quelle nemiche in ritirata. Le forze di Hindemburg, sostiene un comunicato ufficiale tedesco, continuano ad avanzare ingaggiando fortunati e vittoriosi combattimenti. Colonne in marcia si chiudono attorno a Dvinsk da nord ovest e da sud ovest.


Italo Balbo: squadrista, politico, aviatore, pioniere.


Italo Balbo nasce a Quartesana (Ferrara) il 6 giugno 1896. La sua carriera militare inizia come volontario, nella prima guerra mondiale, tra le fila degli alpini, dove riceve due medaglie di bronzo e una d'argento. Dopo la guerra studia a Firenze, dove ottiene la laurea in Scienze politiche, quindi torna a Ferrara per lavorare come impiegato di banca.  Italo Balbo è un uomo d'azione, violentemente antisocialista, antidemocratico e nazionalista, di conseguenza decide di aderire al partito fascista, diventandone presto segretario della sezione di Ferrara. 
Italo Balbo come Governatore della Libia
Nel 1922 è già quadrunviro della marcia su Roma, e nel 1923 viene accusato di essere coinvolto nell'omicidio del parroco Don Giuseppe Minzoni. Italo Balbo per difendere alcuni squadristi depista le indagini, sostiene che non è stato un delitto politico ma che si tratta di una resa di conti per una questione di donne. Riesce nel suo intento e i colpevoli vengono prosciolti per insufficienza di prove.
 

 Il 6 novembre 1926 viene nominato sottosegretario all'Aeronautica. Inizia una serie di trasvolate oceaniche che ne faranno un eroe nazionale e lo renderanno assai noto anche oltre i confini nazionali.

Nel 1930, con 12 idrovolanti partiti da Orbetello alla volta di Rio de Janeiro, in Brasile, Balbo compie la prima trasvolata atlantica. Dal 1 luglio al 12 agosto del 1933 guida la trasvolata di 24 idrovolanti nel volo andata e ritorno da Roma a Chicago. Il governatore dell'Illinois, il Sindaco e la città di Chicago riservano agli italiani un'accoglienza trionfale, a Balbo un'ovazione. Balbo riesce a utilizzare le sue imprese dell'aria come strumento propagandistico. 
Il Relitto dell'aereo di Balbo dopo l'incidente
È il gennaio 1934 quando Balbo viene nominato Governatore della Libia. Inizia la ristrutturazione architettonica della colonia, ma l'idea propagandistica più efficace è il trasferimento in Libia di ventimila contadini italiani, a cui affida le terre coloniali. 
Lo scontro con Mussolini arriva quando Balbo si oppone esplicitamente all'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania. I motivi di dissenso sono di carattere pratico e non ideologico: le truppe italiane non sono pronte ad affrontare la guerra. 29 giugno 1940, diciannovesimo giorno di guerra, Italo Balbo effettua una ricognizione nei cieli della Libia, quando il suo aereo viene abbattuto da una contraerea italiana, all'altezza di Tobruk.

venerdì 18 marzo 2016

170 anni fa: Le 5 giornate di Milano

Una sequenza della rivolta
Il 18 Marzo 1848 avevano inizio a Milano le 5 giornate più famose dell'unificazione Italiana, che portarono la città alla liberazione dalle truppe austriache che il 22 Marzo furono costrette ad abbandonare la città.

La guarnigione austriaca in città era poco consistente (8000 uomini) ed era comandata dall'ottantaduenne Josef Radetzky, questo favorì un'ulteriore slancio alla popolazione insorta, certa di creare molti problemi ai pochi austriaci.
Milanesi in rivolta dietro una delle celebri "barricate"
Inoltre, nel settembre 1846 entrava in città, acclamato dalla folla l'arcivescovo carlo Bartolomeo Romilli che sostituiva l'austriaco Kajetan von Gaisruck; questo comportamento scaturì la reazione della polizia austriaca che caricò la folla in piazza uccidendo un milanese e ferendone 4.

Venuti a conoscenza anche a Milano dei moti rivoluzionari calabresi, la tensione nella città esplose nella giornata del 18 marzo quando la popolazione scese in piazza in seguito alla rivolta di Vienna che provocò la caduta di Metternich per chiedere maggiore autonomia e libertà di stampa.
Presto la protesta pacifica si trasformò in rivolta armata in seguito ad alcuni screzi con i soldati austriaci durante la manifestazione.
Iniziavano così le Cinque Giornate di Milano gestite da Carlo Cattaneo e Gabrio Casati.

giovedì 17 marzo 2016

17 Marzo 1861 - 2018 Auguri Italia!

AUGURI ITALIA


155 ANNI DI STORIA



Il 17 marzo 1861 il Popolo Italiano reduce di oppressioni per secoli si ribella allo straniero, mettendo in atto l'unità nazionale.
Non è vero che fatta l'Italia bisogna fare gli Italiani; gli italiani si sono fatti da se' nei secoli, con la propria comune cultura che hanno scelto di mettere a frutto quel giorno, decidendo di unirsi in una Patria fatta di soli italiani.

157 anni di Patria, di Storia, di Eroi e di vite che si sono succedute per la grandezza della nostra nazione.


Riportiamo in seguito il commento della redazione.






"Oggi più che mai l'auspicio è di un Paese che non ha paura della sua storia e che ha voglia di diventare più grande ancora."




I Doubat: gli Arditi Neri

Doubat cammellati guidati da Camillo Bechis.
I Doubat (turbanti bianchi per i coloni, Arditi Neri per gli Italiani) furono un corpo di milizia di confine istituito in Somalia tra il 1924 ed il 1941 e costituivano una via di mezzo tra truppe irregolari (erano civili con compiti di vigilanza) e truppe regolari (l'equipaggiamento era lo stesso per tutti ed il comando era di tipo militare tradizionale).
In realtà esistevano già da molto tempo: vennero impiegati la prima volta nel 1905 con il nome di Gogle (fiduciari) con compiti di guerriglia e pattugliamento; in seguito nel 1923 vennero "regolarizzati" dal governatore della Somalia De Vecchi; in questo periodo adottarono il soprannome datogli dalla popolazione (Dub=Turbanti at=bianchi) come nome ufficiale della milizia.
Nel 1925 il reparto venne affidato al comando del Maggiore degli Alpini e Commissario di Confine Camillo Bechis.
Doubat con equipaggiamento tipico.
La loro principale caratteristica consisteva nell'estrema leggerezza di armamento (a sinistra): disponevano di un Mannlicher di preda bellica austro-ungarica e di equipaggiamento composto da due cartucciere, un pugnale tradizionale somalo (billao), turbante, gonnellino (futa) e fascia trasversale sul torace (tutto rigorosamente bianco); questo equipaggiamento estremamente leggero consentiva spostamenti rapidissimi. Il reclutamento dei Dubat, avveniva fra i clan di confine; per risultare idonei era necessario appartenere ad una tribù di guerrieri, avere un'età compresa tra i 18 ed i 35 anni e superare una prova di resistenza fisica molto dura: corsa campestre di 60 chilometri in non più di 10 ore; prova che selezionava degli uomini dalla prestanza fisica eccezionale in grado di controllare con pochi uomini tutto lo sterminato confine della Somalia che altrimenti avrebbe richiesto migliaia di truppe "tradizionali".
I Doubat erano divisi in bande, con ufficiali italiani e sottufficiali somali o yemeniti. L'addestramento era affidato a sottufficiali indigeni appartenenti a battaglioni coloniali e la loro gerarchia era suddivisa in 4 gradi: gregario; sotto capo; capobanda; comandante.
Esistevano, inoltre due tipologie differenti di Doubat: i fanti ed i Doubat cammellati o dromedariati.
I Doubat si distinsero anche in scenari di guerra nei quali erano sovente impiegati con compiti di pattugliamento o ricognizione; tra le loro operazioni più importanti troviamo: la soppressione del movimento ribelle-terrorista di Erzi Bogor, la guerra d'Etiopia (1935) e la conquista della Somalia Britannica (1940).

17 Marzo 1916

L’Olanda non ha fatto in tempo a protestare per il siluramento del Tubantia che si ritrova con un altro piroscafo affondato: il 17 marzo i tedeschi colano a picco il Palembang. 

Trincea russa presso Sarıkamış
Le polemiche internazionali non sono l’unico argomento di discussione in Germania. I resoconti svizzeri dal Parlamento tedesco sono allarmanti: si parla di finanze disastrate e “bilanci artificiosi”. La situazione economica è meno preoccupante in Gran Bretagna, dove comunque si registrano aumenti vertiginosi dei prezzi.
Da Londra a Roma, dov’è la politica a far parlare di sé. Il Parlamento attraversa giornate burrascose, discussioni accese. A scatenare un imbarazzante putiferio è una dichiarazione del socialista Lucci: “L’unica a comprendere il conflitto è stata l’Inghilterra. […] Questa è una guerra di logoramento”.

La Camera è un delirio di urla: “Tutto il vocabolario delle ingiurie fu esaurito in pochi minuti”; sobrietà ed eleganza prima di tutto. I più moderati lo accusano di scarso patriottismo. Per il Parlamento l’onorevole Lucci è colpevole.
Al fronte si fanno notare i russi: avanzano nel Caucaso, a ovest di Erzurum. Mamahatun viene investita e occupata dopo un rapido combattimento; interessante il bottino di rifornimenti e prigionieri.


mercoledì 16 marzo 2016

16 Marzo 1916


Termina la 5° battaglia dell'Isonzo

Dopo neanche una settimana è ora di dire basta. Ci pensa il meteo a porre fine al massacro:
pioggia e neve rendono impraticabile il terreno.

Il 16 marzo la quinta battaglia dell’Isonzo può considerarsi conclusa; fanno altri 13.000 morti sul conto.

Trincea sulla linea dell'Isonzo presso Gorizia


Trincea sulla linea dell'Isonzo presso Gorizia
I soldati al fronte iniziano a demoralizzarsi, sono stanchi di farsi uccidere per pochi metri.

Il malumore serpeggia lungo le trincee, acuito dalle sempre peggiori condizioni di vita:
le razioni non sempre bastano, gli indumenti non sono adeguati e il tempo è uno schifo.

Ora il problema è tenere buona l’opinione pubblica, alzare il morale del Paese.
i giornali continuano a raccontare grandi vittorie e gesta eroiche,
eppure i nomi che circolano non cambiano mai, si combatte sempre negli stessi posti.

venerdì 11 marzo 2016

11 Marzo 1916

Linea Tedesca sul fronte della Somme

La battaglia di Verdun é un'elastico: prima avanzano i tedeschi, poi i francesi, poi di nuovo da capo: una battaglia apparentemente senza fine e gestita in modo perfetto da entrambi gli eserciti, forse fu questo il motivo dello stallo.


“Il bilancio della battaglia si riassume in due parole: semplici fluttuazioni”.

A Verdun si combatte da tre settimane, con il solito susseguirsi di attacchi e contrattacchi in serie, posizioni perse e riguadagnate.

L’iniziativa resta tedesca, ma i vantaggi acquisiti sono minimi.

Ogni palmo di terreno, difeso o conquistato, costa una vagonata di uomini.

I giornali francesi si compiacciono dello stallo. Maurice Barrès, sull'Echo de Paris, scrive: “Insieme alle nostre angosce patriottiche c’era l’angoscia del mondo, ma oggi il mondo si rallegra, perché non diventerà tedesco”.


Inizio della 5° battaglia dell'Isonzo, che vedrà la presa di S. Michele d.C.

Intanto sul fronte italiano il Regio Esercito prende San Martino e San Michele del Carso rubandolo agli Austroungarici.


Sul nostro fronte la situazione non è molto diversa. Il 13 marzo, dopo due giorni di intensi bombardamenti, la fanteria italiana si muove con decisione: 

conquistiamo buone posizioni a San Martino del Carso e registriamo lievi progressi intorno al San Michele.




giovedì 10 marzo 2016

10 Marzo 1916

A Verdun le artiglierie martellano le trincee nemiche: duri colpi per il morale delle truppe che vengono demoralizzate prima ancora dell'assalto. più che fuoco di sbarramento somiglia più ad una guerra psicologica.
In città restano pochi uomini, qualche gendarme e vigili del fuoco; nessun civile: Verdun è ormai una città fantasma.
Intanto dopo una lunga contesa non ancora finita i tedeschi riconquistano la foresta di Corbeaux ed il limitrofo Bois-des-Buttes: sono vittorie brevi che costano molte vite e spesso non durano un giorno, è un bilanciamento perfetto di forze che spingono verso il centro annullandosi.
Cannone scandinavo posto sul confine tedesco.
I paesi scandinavi ribadiscono ancora una volta la loro intenzione di restare assolutamente neutrali nel conflitto che sconvolge il mondo; ora le loro posizioni sono diventate anche anti-collaborazioniste viste le sorti del Portogallo che ha "giocato con il fuoco".
Si Riuniscono a Copenhagen i capi di stato dei paesi scandinavi (Svezia, Norvegia e Danimarca) ed il messaggio al mondo è chiaro e lo stesso di mesi prima: La scandinavia non vuole avere a che fare con questa guerra ne ora, ne mai.

mercoledì 9 marzo 2016

9 Marzo 1916

Il 9 Marzo 1016 la pazienza della Germania è finita: i prussiani non possono più accettare gli sfregi che gli vengono mossi giorno dopo giorno dal governo portoghese che continua a sequestrare navi da guerra tedesche su pressione inglese.
Portoghesi si addestrano all'uso della baionetta
Il Portogallo ha teso troppo la corda che infine si è spezzata, la guerra colpisce anche la penisola iberica ma fortunatamente per loro i portoghesi si trovano preparati ed organizzano immediatamente le operazioni a fianco dell'Intesa: viene organizzato un corpo di spedizione in Africa per ottenere benefici dalle colonie tedesche che stavano iniziando a perdere terreno contro inglesi e francesi.
Intanto sul fronte occidentale non smettono di suonare le artiglierie: il punto caldo di tutto il fronte resta Verdun dove tedeschi e francesi combattono per ogni metro di terra con grande dispendio di uomini e mezzi (il 9 marzo il costo di mantenimento delle truppe tedesche a Verdun aveva pareggiato il costo di mantenimento di tutto il resto del fronte occidentale).
Piantina del Forte di Vaux (Verdun)
Durante la giornata i tedeschi tentano ancora di sfondare su Bois-des-Corbeaux ed assatano il forte di Vaux presso Verdun.

Il 9 Marzo 1916 è anche il giorno della firma del trattato di Skyes-Picot tra Francia e Gran Bretagna: il trattato delinea le zone di influenza dei due paesi in Medio Oriente una volta concluso il conflitto; ancora non si sapeva m questo trattato avrebbe sconvolto i precari equilibri del Medio Oriente portando a conflitti interni sociali e religiosi che in seguito hanno portato alla grave situazione di quelle zone, anche ai nostri giorni.

martedì 8 marzo 2016

8 Marzo 1916

Soldati dell'India Britannica a Kut al-Amara
Giornata calda per gli inglesi in Africa ed in Medio Oriente quella dell'8 Marzo.
Il Generale Smuts in Africa orientale continua le operazioni a danno dei tedeschi lungo il confine del Kenya e del Mozambico danneggiando fortemente i tedeschi: un incubo.
Intanto, in Iraq sono ormai tre i mesi di assedio degli ottomani ai danni degli indiani inglesi del Generale Townshend che si trovano ancora barricati all'interno di Kut al-Amara da dicembre, per ora gli alleati non sono ancora riusciti a prestare soccorso a causa di una serie di sfortunati imprevisti e dell'impegno sempre maggiore dei britannici sul fronte occidentale; pochi e poco incisivi sono stati i soccorsi inglesi, che sottovalutando i turchi hanno dato troppo poco peso alla missione che è finita tragicamente.
Mappa delle operazioni in Mesopotamia (1916-1917)
Il Generale Aylmer che comanda le operazioni, dopo tentativi falliti sente la pressione ed il fiato sul collo dello Stato Maggiore britannico che chiede, anzi pretende dei risultati in tempi brevi ed Aymler li accontenta lanciando l'attacco l'8 Marzo; senza rinforzi e forze fresche con soldati feriti e fisicamente provati l'operazione è fallimentare per l'ennesima volta: i turchi difendono bene le posizioni e respingono gli inglesi; il bilancio alla fine della giornata e tragico: 3500 caduti per un nulla di fatto.

ARCHIVIO ARTICOLI