giovedì 15 marzo 2018

La Canzone del Grappa




TESTI: Emilio De Bono  MUSICA: Antonio Meneghetti


I


Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sovra te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende,
i fratelli che a guardia vi stan !...

Contro a te già s'infranse il nemico
che all'Italia tendeva lo sguardo,
non si passa un cotal baluardo
affidato a italici cor.


Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,

che all'Italia ci fa ritornar.

II


Le tue cime fur sempre vietate
per il pie' dell'odiato straniero,
dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che pugnando più volte tentò.

Qual candida neve che al verno
ti ricopre di splendido ammanto,
tu sei puro ed invitto col vanto
che il nemico non lasci passar.

Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.


III


O montagna, per noi tu sei sacra,
giù di lì scenderanno le schiere
che irrompenti, a spiegate bandiere,
l'invasore dovranno scacciar.

Ed i giorni del nostro servaggio,
che scontammo mordendo nel freno
in un forte avvenire sereno
noi ben presto vedremo mutar.


Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.

Canzone di Trincea

 

 

 TESTO e MUSICA: E. A. Mario



I


M'affaccio alla trincea sul far del giorno
e il sol mi bacia su la fronte stanca.
Ho un fosso e un muricciuolo per soggiorno
e qualche sorso d'acqua mi rinfranca.
Ma un ritornello nel mio cor non manca :
come in caserma lo ricanto qui :


E la borraccia
che noi portiamo
è disciplina
di noi soldati.
E tu biondina
capricciosa garibaldina
tu la la,
tu sei la stella
del primo amor.


II


Ho piena di cartucce la giberna
ed ho la mano pronta e l'occhio audace,
e della guerra la vicenda alterna
fa lieto il cor, come se fossi in pace.
E un ritornello nel mio cor non tace ;
come in caserma, lo ricanto qui :


E la giberna
che noi portiamo
è disciplina
di noi soldati.
E tu biondina
capricciosa garibaldina
tu la la,
tu sei la stella
del primo amor.


III


M'affaccio alla trincea quando le stelle
cominciano nel ciclo a tremolare,
anch'io ne ho due, ma sono assai più belle :
sul bavero le vedo luccicare.
E un ritornello me le fa più care ;
come in caserma, lo ricanto qui :


E le stellette
che noi portiamo
son disciplina
di noi soldati.
E tu biondina
capricciosa garibaldina
tu la la,
tu sei la stella
del primo amor.

La Leggenda del Piave








TESTO e MUSICA di E. A. Mario



Il Piave mormorava
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio :
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti :
tacere bisognava andare avanti !
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò :
“ Non passa lo straniero ! “


II


Ma in una notte trista
si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento…
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
per l’onta consumata a Caporetto !
Profughi ovunque ! Dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor, dalle violate sponde
sommesso e tristo il mormorio dell'onde.
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
“ Ritorna lo straniero ! “


III


E ritornò il nemico
per l'orgoglio e per la fame :
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù : voleva ancora
sfamarsi, e tripudiare come allora…
No ! - disse il Piave. – No ! - dissero i fanti
mai più il nemico faccia un passo avanti
Si vide il Piave rigonfiar le sponde !
E come i fanti combattevan l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò :
“ Indietro, và, straniero !


IV


Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento…
E la Vittoria sciolse l'ali al vento !
Fu sacro il patto antico :
tra le schiere, furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti…
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'impiccatore!
Sicure l'Alpi… libere le sponde…
E tacque il Piave : si placaron l'onde…
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
La Pace non trovò
né oppressi, né stranieri !

mercoledì 14 marzo 2018

I Grandi Nomi della Storia: Cesare Battisti

Giuseppe Cesare Battisti nacque a Trento quando questa era ancora parte dell'Impero austro-ungarico.
Dopo aver frequentato l'Imperial Regio Ginnasio a Trento (ora Liceo Classico Giovanni Prati) per assecondare la madre si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Graz.

Cesare Battisti con la divisa da alpino sulle montagne trentine.






 Grazie all'incontro con l'illustre geografo friulano Giovanni Marinelli, ai tempi professore nell'ateneo fiorentino, si appassiona alla geografia. Si laurea a pieni voti nel 1897 con una tesi intitolata Contributo alla geografia fisica e all'antropogeografia del Trentino che verrà pubblicata l'anno seguente dall'editore Zippel di Trento con il titolo Il Trentino. Saggio di geografia fisica e di antropogeografia

 Desiderando combattere per la causa trentina con la politica e farla valere dall'interno, nel 1911 si fa eleggere deputato al Reichsrat, il parlamento di Vienna, per il Collegio di Trento, in seguito si sposa con Ernesta Bittanti con la quale avrà tre figli.

 L'8 agosto 1914 Battisti, insieme ad altri irredentisti trentini, fece pervenire al re d'Italia Vittorio Emanuele III un appello nel quale veniva fatta richiesta di annetere Trento all'Italia, se necessario anch con la forza. 
 L'11 agosto 1914, due settimane dopo lo scoppio della Grande Guerra, Cesare Battisti abbandona l'Impero e si trasferisce in Italia dove si prodigherà a favore dell'entrata in guerra del Regno contro l'Austria-Ungheria.

Il 24 maggio l'Italia entra in guerra contro l'Austria. Battisti si arruola volontario e viene inquadrato nel Battaglione Alpini Edolo, nella 50ª Compagnia, per il suo sprezzo del pericolo in azioni arrischiate riceve, nell'agosto del 1915, una medaglia di bronzo, in seguito tramutata in medaglia d'argento. 

Dopo essere stato promosso al grado di tenente, viene trasferito ad un reparto specalizzato al Passo del Tonale e successivamente, al Battaglione Vicenza del 6º Reggimento Alpini, operante sul Monte Baldo nel 1915 e sul Pasubio nel 1916. 

Il 10 luglio il Battaglione Vicenza, di cui fanno parte Battisti e Fabio Filzi, riceve l'ordine di conquistare il Monte Corno di Vallarsa (1765 m), occupato dalle forze austro-ungariche; qui Battisti viene catturato e portato a Trento dove verrà processato per tradimento.

Muore il 12 luglio 1916 per impiccagione nel cortile posteriore del Castello del Buon Consiglio a Trento. 
Le sue ultime parole furono: << Vival'Italia! Viva Trento italiana! >>

martedì 22 novembre 2016

Francesco Giuseppe Imperatore d'Austria-Ungheria

Francesco Giuseppe Imperatore d'Austria
Nel centenario della sua morte noi de Il Piave Comandò vogliamo ricordare un personaggio emblematico nel corso della guerra ed anche molto discusso per gli ambienti che in seguito sconfissero l'Austria-Ungheria nel corso della Grande Guerra, tuttavia un grande uomo oltre ad essere anche un buon Padre di famiglia, condottiero e stratega.

Francesco Giuseppe (o Franz Josef) nacque nel Castello di Schönbrunn a Vienna il 18 agosto del 1830, dal padre Francesco Carlo d'Asburgo e la madre Sofia di Baviera.

Fin da piccolo (5 anni) venne incaricato di essere il successore del Trono d'Austria; a 13 anni venne nominato colonnello e prese poi parte ai motti risorgimentali italiani, aiutando il Feldmaresciallo Josef Radetzky nel Veneto.

Quando Vienna era in rivolta il 6 maggio 1848, la sua famiglia si trasferì a Innsbruck e lui venne richiamato a Milano dalla Guerra del risorgimento (non potevano perdere il futuro erede al trono) e lì conobbe Sissi.

Il 18 febbraio del 1853, Janos Libenyi voleva assassinare Francesco Giuseppe per il massacro di un centinaio di ungheresi, impiccati nel settembre del 1849; così, per una disattenzione della scorta, riuscì ad avvicinarsi a lui e nel tentativo di pugnalarlo alla gola, la lama di incastrò in una delle fibbie del colletto. Venne impiccato nella prigione di Simmering nello stesso mese.

Elisabetta "Sissi" di Baviera
Nel 1854, sua madre Sofia, volle che si trovasse una moglie per lui e tenne un ricevimento nel castello di Schönbrunn, chiamando le damigelle: Anna di Prussia, Elisabetta Francesca d'Asburgo Lorena e altre tante (queste donzelle, avevano a che fare di più per la politica che per il cuore), ma lui scelse Elisabetta "Sissi" di Baviera e il 24 aprile dello stesso anno, si tenne il matrimonio nella chiesa a Vienna dell'ordine degli Agostiniani.

"Sissi" era una personaggio molto importante per Francesco Giuseppe, visto che lei era benvista in Ungheria e in quei momenti e in Ungheria si sentì nell'aria odore di rivolta e di Autonomia.

Durante la Seconda Guerra d'Indipendenza italiana, prese il comando dell'esercito austro-ungarico, degradando e tirando via il Feldmaresciallo Ferencz Gyulai per incompetenza. Ma comunque perdettero lo stesso e quindi, dopo la guerra sanguinosa di Solferino e San Martino, con la Francia (all'insaputa dell'Italia), firmarono l'armistizio di Villa Franca e che garantì la Lombardia all'Italia (che volle insistere anche per il veneto, ma Austria e Francia lo negarono).

Nel 1867, muore il suo fratello minore Massimiliano, nominato nel 1863 governatore del Messico e morto fucilato dai ribelli messicani perché non vollero monarchi stranieri al comando del Messico.

Poi, un'altra tragedia percosse Francesco Giuseppe. Nel 10 settembre 1898, l'anarchico italiano Luigi Lucheni, uccise con una lima, la sua sposa "Sissi" a Ginevra, vestita di nero per il precedente suicidio del suo figlio Rodolfo. Dichiara, arrestato dai passanti e dalle guardie, di aver fatto questo gesto perché anarchico, povero. Amante della classe operaia e il volere della morte dei ricchi.


Poi, la tragedia dell'attentato di Sarajevo il 28 luglio 1914, per la morte di Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Impero da parte di Gavrilo Princip, irredentista bosniaco e facente parte del gruppo irredentista "Madla Basna" (Giovane Bosnia). Che poi da lì, il mondo entrò nella storia e il suo corso nella Prima Guerra Mondiale....

Nell'atto di firmare la carta per far la Guerra contro la Serbia, Francesco Giuseppe era contrario, ma l'esercito e gli alleati tedeschi convinsero alla firma. Mentre firmò la carta, disse:
"La guerra! Lor signori non sanno cos'è la guerra! Io lo so ... da Solferino!".


Francesco Giuseppe nel feretro
Muore nella sera del 21 novembre del 1916, all'età di 86 anni e con 68 anni di regno.
Nel suo testamento, durante la marcia funebre, non volle la macchina per il trasporto della sua salma, ma volle ancora la carrozza trainata da 8 cavalli neri.
Con un nuovo tipo di imbalsamazione non provata, gli deformò il corpo e da lì non venne più fatta vedere la sua salma al pubblico.
Da lì in poi, Carlo I° d'Austria prese il suo posto per altri 2 anni (da monarchia a repubblica).

Immagini di pubblico donimio grazie a Wikipedia.

ARCHIVIO ARTICOLI