giovedì 14 aprile 2016

14 Aprile 1916

Cartina della zona
Mentre sul resto dei fronti i soldati riposano o combattono per le solite posizioni, il Regio Esercito Italiano sul confine tirolese apre il conflitto sul fronte trentino con attacchi in Valsugana e in Marmolada. 


Valsugana: 

Attacchi da ambo le parti si susseguono tra i 2 torrenti Maggio e Monte Collo. Ma l'artiglieria Austriaca fa da giudice e gli italiani devono ritirare le truppe da Sant'Osvaldo, occupata nei giorni precedenti.


Marmolada:


La Marmolada, dichiarata patrimonio dell'U.N.E.S.C.O, é un gigante fatto di pietra, ghiaccio e nevi perenni. Combattere sul suo guscio fatto di ghiaccio, sulle cime innevate, ti fa sentire piccolo e inutile.
La città dentro il ghiacciaio
della Marmolada.
Soprannominata "la Regina dei Ghiacci", la Marmolada è protagonista di una canzone scritta in suo onore, si chiama "Ninna Nanna Marmoleda" e racconta in modo cantato, la sua leggenda.

(Clicca qui per vedere il video ed ascoltare la canzone)
Gli Austriaci hanno scavato nel suo ventre ghiacciato, una città e dato persino dei nomi alle vie, si viveva relativamente bene (dentro erano 0 gradi, mentre fuori si raggiungevano anche i -30°C e, quando si tornava dal turno di guardia, all'interno si percepiva un caldo gradevole).


Oggi è un'ambita meta turistica, ma 100 anni fa, i suoi passi, le sue cime inviolate e le sue selle, passavano di mano in mano tra Italiani e Austriaci.
Il 14 aprile, gli italiani conquistano Piz Serauta, comandati da Garibaldi Menotti, il nipote dell'Eroe dei 2 mondi".


mercoledì 13 aprile 2016

Le 5 cose che (forse) non sapevi sulle colonie italiane

Lo sbarco di ufficiali italiani in Somalia

1. A Mogadiscio esisteva la cattedrale cattolica più grande dell'Africa:
Venne progettata dall‘ing. Antonio Vandone Conte di Cortemiglia sul modello del duomo di Cefalù, fu la più grande cattedrale cattolica dell'Africa e l'unica in stile gotico-normanno.
Presentava una pianta a croce latina e interno era suddiviso in tre navate; inoltre presentava una facciata monumentale sovrastata da due campanili alti 37,50 purtroppo distrutti durante la guerra civile del 1991.

2.  Gli sbarchi in Somalia nei primi anni di colonizzazione erano assai difficoltosi a causa delle onde e del basso fondale che si stagliava per centinaia di metri; per rimediare a questo inconveniente gli ufficiali si facevano trasportare su delle comode poltrone fino alla terraferma da dei pescatori locali che venivano pagati profumatamente per prestare questo particolare servizio.

Faro Crispi (Capo Guerdafui, Somalia, 2013)
3.  Ancora oggi in Somalia a Capo Guardafui esiste un particolare faro con le sembianze di un fascio littorio: voluto dal governatore della Somalia De Vecchi, il "Faro Crispi" dopo numerose peripezie il progetto venne affidato all'ingegner Vittorio Croizat che lo finì di costruire nel 1924; nel 1930 per volere del Governo prese le sembianze di un grande fascio littorio.

4.  Asmara è la capitale dell'Eritrea, è famosa per essere considerata una città opera d'arte: infatti il centro storico di produzione coloniale italiana presenta tutte le caratteristiche della città fascista ideale, che non fu mai attuata in Italia a causa della conformazione morfologica del territorio e dell'impostazione medievale delle grandi città; in Eritrea gli architetti razionalisti e futuristi poterono sbizzarrirsi in produzioni architettoniche straordinarie come il famoso distributore de benzina FIAT Tagliero o il Cinema Impero, o ancora il Palazzo del governatore.

Distributore FIAT Tagliero (Asmara, Eritrea 2011)
5.  Gli Ascari che combatterono per l'Italia durante il colonialismo italiano, dopo la fine della guerra ebbero il diritto di ricevere qualora lo volessero il passaporto italiano e la pensione di guerra analoga a quella dei soldati nazionali (pari a 300€) che tutti ritirarono per l'intera durata della loro vita presso le ambasciate italiane delle ex colonie. Nel 2001 erano ancora 350 gli ascari che si recavano mensilmente presso l'ambasciata italiana per il ritiro della pensione. Solo tre ascari però decisero di trasferirsi in Italia dopo la guerra: uno di essi è ancora in vita e vive a Roma.

13 Aprile 1916

Soldati russi improvvisano un falò sul fronte turco (1916)
E' il 13 Aprile e la propaganda dell’Intesa non si fa attendere, parlando di fantomatiche carestie e rivolte a Costantinopoli e nel resto dell'Impero Ottomano; non si sa se le foti sono attendibili, e anche fosse vero la situazione in Turchia non sarebbe così disperata come l'Intesa vorrebbe far credere. 


Intanto i giornali tedeschi attaccano la Francia e la Gran Bretagna accusando l'Intesa (ed i due paesi in particolare) di tentare di isolare economicamente la Germania provocando così un effetto negativo sulla popolazione civile innocente; i toni sono tra i più aspri, tanto che le proteste contro il blocco economico vengono portate in piazza anche nei paesi dell'Intesa dai partiti socialisti nazionali.

Mappa russa delle operazioni su Erzurum

La causa della polemica è una presunta minaccia di guerra dell'Intesa alla Romania rea di aver stipulato trattati economici con i paesi della Triplice Alleanza nonostante la dichiarata neutralità.
In risposta i governi di Francia e Gran Bretagna si difendono tirando in ballo le stragi marittime causate dai sommergibili tedeschi e dei bombardamenti a tappeto causati dai dirigibili nel Sussex.


Intanto l'armata zarista sembra un treno in corsa, i turchi non possono nulla e perdono postazioni per tutta la giornata lungo tutto il fronte; la Russia compie un balzo militare ed allontana gli ottomani da Erzurum anche grazie ai rifornimenti arrivati agli uomini dello zar sul fronte turco. 

martedì 12 aprile 2016

12 Aprile 1916


Alpini in colonna

Fronte italiano: l'assalto incominciato ieri sull'Adamello si porta al termine con una bella conquista da parte degli italiani che prendono Lobbia Alta e Dosson di Genova sotto una terribile tormenta.


Un'altra offensiva Italiana viene portata avanti vicino a Roncegno (circa 20 Km da Trento), gli uomini di Vittorio Emanuele provano un'assalto alle postazioni Austriache a Sant'Orsola andando a segno.




Fronte della Valsugana, con un'attacco ben studiato
forse gli italiani sarebbero potuti arrivare a Trento.
Intanto sul fronte orientale i Tedeschi vengono respinti dai Russi a Dvinsk (Lettonia), il morale Russo è in continuo aumento.

Cartina del fronte Orentale


I Tedeschi (spesso pionieri in alcune battaglie) fanno esperimenti e nuove tecniche di combattimento perché sanno bene che questa guerra é nuova dal punto di vista bellico.
Le tecniche utilizzate fino ad risalivano agli scontri dell'1800. 

Con nuove armi (la mitragliatrice che spara a raffica), fucili con gittate più lunghe rispetto ai fucili ad avancarica (caricamento con polvere nera dalla bocca del fucile) e con i caricatori (10 per gli Inglesi, 8 per i Francesi, 6 per gli Italiani, 5 per i Tedeschi, Austriaci e Russi.) le vecchie tecniche di guerra finirono per risultare per la maggior parte obsolete.

lunedì 11 aprile 2016

11 Aprile 1916

Fantasma di un Tedesco e di un Francese in pace


L'attacco Tedesco finisce a Verdun, lo scopo era di accerchiare la cittadina ma fallisce.
Intanto i Francesi, oltre a ricostruire le trincee e/o i forti con materiali di recupero sparsi nel campo di combattimento, migliorano il loro morale in positivo.

A Berlino, lo Stato Maggiore prussiano annuncia che Bethincourt é presa, ma in mano Francese rimangono ancora i forti di Douaumont e Vaux e la postazione di Le Mont Homme.

Verdun non é accerchiata dai Tedeschi, ma sono stati persi molti uomini di entrambi gli schieramenti: sia nell'attacco tedesco che nella difesa francese.
A proposito: dal primo giorno di guerra (1914), la Germania perde 2.730.917 uomini.


Sul fronte italo-austriaco i nostri soldati lanciano un'assalto sulle creste di Lobbia Alta e Dosson di Genova.

La guerra in alta montagna é diversa rispetto alla guerra in pianura (di trincea), Perché lì, dopo alcuni attacchi falliti bisogna scavare una galleria, e arrivati sotto i piedi dell'avversario, piazzare una mina per far saltare la sua posizione.
L'unico rimedio contro queste "talpe" era quello di mettere un secchio d'acqua e se l'avversario scavava, l'acqua avrebbe tremato e si sarebbe stati pericolo un volta che l'acqua si sarebbe fermata. Alcune volte l'ordine era di presidiare la vetta mentre piazzavano l'esplosivo sotto i soldati ignari.



La mina del Cimone:
racconto del Tenente Austriaco Albin Mlaker del 59° Reggimento "Erzherzog Rainer".

Cratere della mina Austriaca sul Monte Cimone
“Il punto d’inizio della galleria che avrebbe collegato la camera di scoppio della mina, doveva essere la caverna del Corpo di guardia, l’entrata della quale era situata a circa 25 metri dalla postazione Italiana. Per raggiungere tale caverna, si dovettero scavare delle trincee di collegamento partenti da alcune altre postazioni. Una postazione avanzata di tiratori scelti, assicurava il lavoro dagli attacchi di sorpresa nemici. Dopo dieci giorni di estenuante lavoro, il collegamento fu completato. Per rafforzare maggiormente le caverne di sicurezza, contro il fuoco pesante nemico, furono rivestite in calcestruzzo. Il Tenente Mlaker decise la costruzione di due gallerie; la prima ad Est, allo scopo di disorientare il nemico e contrapporla ad una sua eventuale galleria, la seconda ad Ovest, che doveva condurre alla vera e più importante camera di scoppio. All’inizio il lavoro di scavo fu eseguito con leve di ferro ad unghia e picconi. Gli Italiani sospettarono il perché dei nostri lavori e cercarono di disturbarli con fuoco di artiglieria ed un attacco di sorpresa.” Recuperata una perforatrice elettrica “i minatori a gruppi di 8 alla volta, lavoravano in ognuna delle due gallerie, per 6 ore consecutive (…) Il 31 agosto si poterono udire i lavori di mina da parte nemica, perciò si dovette accelerare al massimo il nostro sforzo. Il 18 settembre, grazie all’intelligente e frenetico lavoro sostenuto, al I° Battaglione fu possibile iniziare il trasporto della munizione per la carica della mina. La carica fu composta da 4.500 kg. di dinamite, 8.700 kg. di dinamon e 1.000 kg. di polvere da sparo. Alla sera del 22, la carica della camera di scoppio fu completata e collegata con una doppia linea di accensione.”

Non é finita, il racconto va avanti, il 23 settembre del 1916 alle 05:45 del mattino:


“due scoppi formidabili fanno tremare la terra, mentre due gigantesche colonne di fumo si alzano quasi contemporaneamente dalla cima del monte. Enormi blocchi di roccia volano in alto, sembrano rimanere sospesi nel vuoto per lunghi secondi, poi precipitano e si frantumano contro la groppa della montagna. (…) Quando l’enorme nuvola di polvere e di fumo si dirada, il profilo di Monte Cimone appare completamente mutato. Al punto della sua unica cima, ve ne sono adesso due e in mezzo si è formata una sella. Il terreno fino alla nostra posizione è divenuto un baratro di 50 m. di larghezza e 22 m.di profondità. I feriti italiani sommersi chiedevano aiuto e le loro grida si spandevano nell’aria. Si fece quanto possibile ma l’intenso fuoco d’artiglieria rese quasi vana l’esecuzione dei soccorsi. Perciò, il 25 mattina, il Comandante del Corpo d’Armata Austriaco decise di inviare presso il Comando Italiano di Pedescala un parlamentare per proporre una sospensione del fuoco dalle 14 alle 17, ma il Comando d’Armata Italiano respinse la proposta. Quindi da parte nostra si continuò, come possibile l’opera di salvataggio sotto il fuoco ed il 2 ottobre furono recuperati gli ultimi feriti e prigionieri.”

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