Fantasma di un Tedesco e di un Francese in pace |
L'attacco Tedesco finisce a Verdun, lo scopo era di accerchiare la cittadina ma fallisce.
Intanto i Francesi, oltre a ricostruire le trincee e/o i forti con materiali di recupero sparsi nel campo di combattimento, migliorano il loro morale in positivo.
A Berlino, lo Stato Maggiore prussiano annuncia che Bethincourt é presa, ma in mano Francese rimangono ancora i forti di Douaumont e Vaux e la postazione di Le Mont Homme.
Verdun non é accerchiata dai Tedeschi, ma sono stati persi molti uomini di entrambi gli schieramenti: sia nell'attacco tedesco che nella difesa francese.
A proposito: dal primo giorno di guerra (1914), la Germania perde 2.730.917 uomini.
Sul fronte italo-austriaco i nostri soldati lanciano un'assalto sulle creste di Lobbia Alta e Dosson di Genova.
La guerra in alta montagna é diversa rispetto alla guerra in pianura (di trincea), Perché lì, dopo alcuni attacchi falliti bisogna scavare una galleria, e arrivati sotto i piedi dell'avversario, piazzare una mina per far saltare la sua posizione.
L'unico rimedio contro queste "talpe" era quello di mettere un secchio d'acqua e se l'avversario scavava, l'acqua avrebbe tremato e si sarebbe stati pericolo un volta che l'acqua si sarebbe fermata. Alcune volte l'ordine era di presidiare la vetta mentre piazzavano l'esplosivo sotto i soldati ignari.
La mina del Cimone:
racconto del Tenente Austriaco Albin Mlaker del 59° Reggimento "Erzherzog Rainer".
Cratere della mina Austriaca sul Monte Cimone |
“Il punto d’inizio della galleria che avrebbe collegato la camera di scoppio della mina, doveva essere la caverna del Corpo di guardia, l’entrata della quale era situata a circa 25 metri dalla postazione Italiana. Per raggiungere tale caverna, si dovettero scavare delle trincee di collegamento partenti da alcune altre postazioni. Una postazione avanzata di tiratori scelti, assicurava il lavoro dagli attacchi di sorpresa nemici. Dopo dieci giorni di estenuante lavoro, il collegamento fu completato. Per rafforzare maggiormente le caverne di sicurezza, contro il fuoco pesante nemico, furono rivestite in calcestruzzo. Il Tenente Mlaker decise la costruzione di due gallerie; la prima ad Est, allo scopo di disorientare il nemico e contrapporla ad una sua eventuale galleria, la seconda ad Ovest, che doveva condurre alla vera e più importante camera di scoppio. All’inizio il lavoro di scavo fu eseguito con leve di ferro ad unghia e picconi. Gli Italiani sospettarono il perché dei nostri lavori e cercarono di disturbarli con fuoco di artiglieria ed un attacco di sorpresa.” Recuperata una perforatrice elettrica “i minatori a gruppi di 8 alla volta, lavoravano in ognuna delle due gallerie, per 6 ore consecutive (…) Il 31 agosto si poterono udire i lavori di mina da parte nemica, perciò si dovette accelerare al massimo il nostro sforzo. Il 18 settembre, grazie all’intelligente e frenetico lavoro sostenuto, al I° Battaglione fu possibile iniziare il trasporto della munizione per la carica della mina. La carica fu composta da 4.500 kg. di dinamite, 8.700 kg. di dinamon e 1.000 kg. di polvere da sparo. Alla sera del 22, la carica della camera di scoppio fu completata e collegata con una doppia linea di accensione.”
Non é finita, il racconto va avanti, il 23 settembre del 1916 alle 05:45 del mattino:
“due scoppi formidabili fanno tremare la terra, mentre due gigantesche colonne di fumo si alzano quasi contemporaneamente dalla cima del monte. Enormi blocchi di roccia volano in alto, sembrano rimanere sospesi nel vuoto per lunghi secondi, poi precipitano e si frantumano contro la groppa della montagna. (…) Quando l’enorme nuvola di polvere e di fumo si dirada, il profilo di Monte Cimone appare completamente mutato. Al punto della sua unica cima, ve ne sono adesso due e in mezzo si è formata una sella. Il terreno fino alla nostra posizione è divenuto un baratro di 50 m. di larghezza e 22 m.di profondità. I feriti italiani sommersi chiedevano aiuto e le loro grida si spandevano nell’aria. Si fece quanto possibile ma l’intenso fuoco d’artiglieria rese quasi vana l’esecuzione dei soccorsi. Perciò, il 25 mattina, il Comandante del Corpo d’Armata Austriaco decise di inviare presso il Comando Italiano di Pedescala un parlamentare per proporre una sospensione del fuoco dalle 14 alle 17, ma il Comando d’Armata Italiano respinse la proposta. Quindi da parte nostra si continuò, come possibile l’opera di salvataggio sotto il fuoco ed il 2 ottobre furono recuperati gli ultimi feriti e prigionieri.”
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