mercoledì 13 aprile 2016

Le 5 cose che (forse) non sapevi sulle colonie italiane

Lo sbarco di ufficiali italiani in Somalia

1. A Mogadiscio esisteva la cattedrale cattolica più grande dell'Africa:
Venne progettata dall‘ing. Antonio Vandone Conte di Cortemiglia sul modello del duomo di Cefalù, fu la più grande cattedrale cattolica dell'Africa e l'unica in stile gotico-normanno.
Presentava una pianta a croce latina e interno era suddiviso in tre navate; inoltre presentava una facciata monumentale sovrastata da due campanili alti 37,50 purtroppo distrutti durante la guerra civile del 1991.

2.  Gli sbarchi in Somalia nei primi anni di colonizzazione erano assai difficoltosi a causa delle onde e del basso fondale che si stagliava per centinaia di metri; per rimediare a questo inconveniente gli ufficiali si facevano trasportare su delle comode poltrone fino alla terraferma da dei pescatori locali che venivano pagati profumatamente per prestare questo particolare servizio.

Faro Crispi (Capo Guerdafui, Somalia, 2013)
3.  Ancora oggi in Somalia a Capo Guardafui esiste un particolare faro con le sembianze di un fascio littorio: voluto dal governatore della Somalia De Vecchi, il "Faro Crispi" dopo numerose peripezie il progetto venne affidato all'ingegner Vittorio Croizat che lo finì di costruire nel 1924; nel 1930 per volere del Governo prese le sembianze di un grande fascio littorio.

4.  Asmara è la capitale dell'Eritrea, è famosa per essere considerata una città opera d'arte: infatti il centro storico di produzione coloniale italiana presenta tutte le caratteristiche della città fascista ideale, che non fu mai attuata in Italia a causa della conformazione morfologica del territorio e dell'impostazione medievale delle grandi città; in Eritrea gli architetti razionalisti e futuristi poterono sbizzarrirsi in produzioni architettoniche straordinarie come il famoso distributore de benzina FIAT Tagliero o il Cinema Impero, o ancora il Palazzo del governatore.

Distributore FIAT Tagliero (Asmara, Eritrea 2011)
5.  Gli Ascari che combatterono per l'Italia durante il colonialismo italiano, dopo la fine della guerra ebbero il diritto di ricevere qualora lo volessero il passaporto italiano e la pensione di guerra analoga a quella dei soldati nazionali (pari a 300€) che tutti ritirarono per l'intera durata della loro vita presso le ambasciate italiane delle ex colonie. Nel 2001 erano ancora 350 gli ascari che si recavano mensilmente presso l'ambasciata italiana per il ritiro della pensione. Solo tre ascari però decisero di trasferirsi in Italia dopo la guerra: uno di essi è ancora in vita e vive a Roma.

Nessun commento:

Posta un commento

ARCHIVIO ARTICOLI