mercoledì 30 marzo 2016

30 Marzo 1916


Il 30 marzo 1916 viene affondata la nave porta feriti russa "Portugal".

Nave-Ospedale "Portugal"
Purtroppo fùrono molte le novità negative portate dalla grande guerra, tra queste vi fu anche la maggiore libertà dai vincoli onorevoli della guerra tradizionale che pochi rispettavano e che alcuni (come la Germania) non prendevano nemmeno in considerazione (un esempio famoso è quello dei gas, o l'affondamento di navi passeggeri). 

 La Portugal è una nave piuttosto recente, costruita dai francesi come nave da trasporto truppe, viene venduta ai russi che la convertono in nave ospedale; i simboli universali della croce rossa sono ben visibili ma un sottomarino tedesco pensando ad un cavallo di Troia decide di colpirla con due siluri nel Mar Nero: la nave affonda con tutti i feriti ed il personale a bordo, le prime stime parlano di 115 vittime.

Intanto in Germania al Reichstag, si discute lo stesso argomento; la domanda del giorno è la più importante forse di tutta la guerra: rispetta l'etica di guerra affondare navi civili? la risposta è quasi scontata, tuttavia la decisione e quella di continuare sulla stessa linea: l'intesa deve avere paura a muoversi liberamente negli oceani e bisogna scoraggiare lo spostamento di truppe e l'invio di rifornimenti via mare.


martedì 29 marzo 2016

29 Marzo 1916

Nella Russia di Nocola II viene destituito il Ministro della Guerra Polivanov a causa dei scarsi risultiati ottenuti al fronte e lo sostituisce con il generale Dimitry Shuvayev: è uno degli ultimi atti di supremazia del potere zarista in russia prima di cedere gradualmente terreno ai sindacati ed ai bolscevichi.
Generale in Carica Dmitry Shuvayev

Intanto con la primavera arriva anche la cessazione temporanea delle ostilità sul fronte orientale.

Intanto sul fronte occidentale sul confine franco-tedesco i prussiani penetrano a Malancourt a costo di numerose perdite, mentre i francesi nelle stesse ore riconquistano parte dei territori persi in precedenza.

Devastazioni alla base di Quota 304
Intanto sulle Alpi, sul tormentato confine Italo-austriaco, l'Imperial Regio Esercito Austro-Ungarico contrattacca tra il Podgora e Saboltino tentando di occultare la pesante sconfitta del giorno prima contro le truppe italiane, ma inutilmente, infatti la fanteria italiana, sebbene a stento prende questi capisaldi, subendo però delle devastanti perdite nelle prime linee.





lunedì 28 marzo 2016

Il Piave: L'ultima battaglia della Grande Guerra

Il Piave: l'ultima battaglia della Grande Guerra
Gino Rossato Editore
(diritti della copertina all'editore)
L’ultima battaglia del Piave, meglio conosciuta come battaglia di Vittorio Veneto, combattuta con tenacia dall'ottobre al novembre del 1918 tra il Regio Esercito Italiano e l'Imperial Regio Esercito Austroungarico e che sancì la vittoria italiana, suggelando con il sangue di tanti giovani patrioti l'unità nazionale. 
Infatti per la prima volta si trovarono insieme calabresi e veneti, piemontesi e siciliani; culture che sebbene molto vicine non si erano mai incontrate, e condividevano l'amore per la patria ed il senso di dovere nel difenderla.  
La ricerca di questo libro unisce il lavoro di uno storico italiano (Paolo Pozzato) e uno ungherese (Tibor Balla) e racconta gli ultimi giorni di quello che veniva definito uno dei più potenti eserciti del mondo, e che veniva sconfitto da una nazione così giovane come unita: l'Italia.
Sulle ceneri degli ultimi imperi centrali analizza la nascita dei movimenti che porteranno alla destabilizzazione sociale e politica dell'europa nel primo dopoguerra.
La prima edizione del libro è stata stampata il 1 Gennaio 2005; scritto da Paolo Pozzato e Tibor Balla ed è edito da Gino Rossato Editore.
potete facilmente vederlo cliccando sul link qui sotto:

Il Piave. L'ultima battaglia della grande guerra

Le 5 cose che (forse) non sai su Benito Mussolini



1.  Un giorno di maggio del 1923 sulla scrivania del Duce c’è una lettera. È di un pescivendolo che si chiama Ventimiglia Romolo: il Municipio vuole revocargli la licenza e il poveretto ha pensato di scrivere a Mussolini per avere un aiuto, lamentando di non essere stato ricevuto dal capo del Governo. Il Duce non ci pensa due volte ed esce: ‘tu mi hai scritto che non riesci ad essere ricevuto da me – dice all’uomo – allora ho pensato di venirti a cercare. Ti assicuro che il sindaco, signor Filippo Cremonesi, ti lascerà stare in questo mercato. Avendo offerto un figlio alla Patria, ne hai diritto più di altri’.




2.
 quando Mussolini lasciava il salone delle Vittorie, alla fine della giornata di lavoro, il suo attendente Navarra lo accompagnava all’ascensore, lo faceva entrare, faceva partire l'ascensore e si precipitava giù all’impazzata per le scale, in modo da arrivare al piano terra prima dell'ascensore di Mussolini, consentendogli di aprire lo sportello dell’automobile e di consegnargli la borsa.
Inizialmente Mussolini non aveva ci aveva fatto caso, ma una sera, gli chiese se si serviva di un altro ascensore, e Navarra aveva risposto: ‘No, eccellenza, faccio una corsa’. Dunque la sera successiva, mentre entrava nell’ascensore ed il fido attendente era pronto a spiccare la corsa abituale, gli ordino di scendere con lui, esclamando: 'non voglio che si rompa una gamba per causa mia…’.




3.
 Ancora Navarra ricordando quei tempi ricorda un Mussolini “terribilmente depresso durante il delitto Matteotti”, molto amato dalla folla ma soprattutto dalle donne. In generale un semplice figlio del popolo che scala le vette del potere e da ultimo diventa il primo uomo d’Italia, con i suoi pregi e suoi difetti, i suoi vizi e le sue virtù; un uomo che amava i libri gialli e i gatti, in particolare il suo: Pippo; odiava i profumi e non aveva mai un soldo in tasca.




4.
 Durante il ventennio fascista la stampa si occupò spesso di Benito Mussolini trattandolo come una sorta di divinità dalla quale potevano scaturire eventi prodigiosi se non miracoli veri e propri.
Come un giornale locale che descrisse la visita del duce in Sicilia, nei pressi dell’Etna:
“Il fiume di lava che fluiva dal fianco ardente del vulcano, aveva dovuto arrestarsi davanti al fuoco ancora più ardente del suo sguardo”.
Un altro aneddoto, anch’esso di carattere soprannaturale, fu raccontato dal Giornale d’Italia:
“Sei mesi or sono certa Aurelia Giaccabi dava alla luce una bambina…sul fianco sinistro della bambina era visibile l’impronta di un fascio littorio”


5.  L'espressione “nudi alla meta” può essere utilizzata in senso ironico nei riguardi di chi, fortemente idealista, si ritrova con un pugno di mosche in mano dopo aver combattuto battaglie estenuanti.
Infatti, sembra che il primo a pronunciare la frase sia stato Benito Mussolini nel 1923, quando, a seguito dell’annessione all’Italia del Dodecanneso, rifiutò sdegnosamente il titolo di duca di Rodi, considerandolo inutile e privo di senso, facendo intendere appunto quanto gli sforzi per l'annessione delle isole greche gli siano valsi "soltanto" un inutile titolo.

28 Marzo 1916

Si conclude nel pomeriggio del 28 Marzo la conferenza dei vertici dell'intesa, migliaia di giornalisti si accalcano sui primi ministri e sugli ambasciatori in uscita dal Quai d'Orsay, sperando di strappare qualche informazione circa la conferenza appena terminata,
Tuttavia la conferenza, per l'incolumità dei piani stabiliti resta segreta: nessuno può garantire che tra quel nugolo di giornalisti non ci sia qualche spia tedesca o austro-ungarica.
Le informazioni concesse dai capi di stato sono piuttosto scontate e banali: informazioni che non possono rivelarsi pericolose se divulgate; il vero O.D.G. della conferenza rimane un mistero per i giornalisti e la stampa.
La conferenza in corso: a destra in secondo e terzo piano vediamo Salandra e Sonnino
(credits: Wikipedia.org)

Solo un'informazione (mai confermata e mai smentita) riesce a sfuggire al clima segreto della conferenza, e non è sicuramente tra le più rassicuranti: si parla di uffici internazionali con il compito di censurare eventuali informazioni negative sull'andamento della guerra e per evitare di far trapelare il numero di caduti sul fronte anche di altre nazioni dell'Intesa, con l'obiettivo di mantenere questi dati segreti negli archivi governativi.

Vista l'assoluta segretezza della conferenza i giornali danno spazio a notizie banali, spacciandole per assolute novità deliberate il giorno stesso durante il meeting.

Si parla di un'unità economica per i Paesi in difficoltà sul fronte, viene confermata l'idea del "fronte unico" grazie al quale le truppe potevano subire cambi di postazione non solo sul fronte del loro paese ma anche sugli altri, garantendo in questo modo un ricambio più veloce di forze fresche.

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