venerdì 19 febbraio 2016

19 Febbraio 1916


Inizia una crisi economica nell'europa colpita dalla guerra, in particolare nei rapporti tra Italia ed Inghilterra: il ministro del commercio inglese, in vista della crisi carbonifera dichiara:
L’ipotesi che il tasso dei noli sia una specie di tributo, imposto dagli armatori inglesi al consumatore italiano, è errata e lo dimostrano i dati: dall’agosto del 1915 al gennaio del 1916, 54 navi inglesi trasportarono carbone in Italia, mentre quelle estere furono 209. Non possono essere state le imbarcazioni britanniche a determinare le tariffe ed è assurdo crederlo. […] Sarebbe increscioso se in Italia si avesse quest’impressione sull’Inghilterra, sua alleata, che ha fatto tanto ed è pronta a fare di più
Intanto in Italia si nota un comportamento bizzarro: aumentano esponenzialmente gli acquisti di merci carenti tra i quali carbone e zucchero, ciò mette in difficoltà il governo che ha problemi nelle importazioni.
Si crede che questo aumento degli acquisti fosse da attribuire alla stampa che diffuse un panico generale riguardo i prodotti carenti, di conseguenza vennero assaltate le scorte di questi prodotti in vista di una futura crisi.

La Redazione.

giovedì 18 febbraio 2016

Ratti... da compagnia!


Uno dei grandi problemi della vita in trincea era quello dei ratti: roditori famelici che portavano epidemie e sporcizia nelle trincee già malsane e rovinavano le poche, delicate e costosissime apparecchiature elettroniche oltre alle strumentazioni classiche ed al cibo.
Il rapporto con questi animali non era sempre il migliore e provocava non pochi disagi ai soldati come possiamo vedere in questa lettera del giovane soldato italiano Francesco de Peppo:
la prima volta che li ho visti mi hanno fatto impressione, e poi abbiamo cominciato a prenderli a fucilate. Ora non mi fanno più specie, e quasi sempre dormo con tre o quattro di queste bestie sul mio corpo
o ancora il sottotenente Paolo Ciotti che scriveva queste parole in un rapporto:
ogni sorta di insetti più o meno schifosi mi molestavano. Anche i topi, alcuni grossi e mansueti come gatti, giravano attorno al giaciglio, e talora non era raro il caso, che io mi destassi all'improvviso con un sorcio sul viso e sulla mani. Mai giornate più brutte passai sul Carso!
durante i primi anni della guerra queste creature venivano ignorate nella maggior parte dei casi, ma nel 1917 ed in alcuni casi nel 1916 le condizioni igeniche sempre peggiori portarono alla decisione degli alti comandi di emanare addirittura un dispaccio per far fronte al problema dei ratti; ogni stato affrontò il problema a proprio modo c'era chi spargeva veleno, chi posizionava delle trappole o chi come gli inglesi aveva dato il via ad un "gioco di trincea" che consisteva nel catturare più ratti possibile; tutto ciò veniva
coronato da una ricompensa (mezzo penny per animale) come possiamo leggere in questo dispaccio del 1916:
Recentemente sulla stampa francese c’è stata qualche polemica in merito alle precauzioni adottate per proteggere gli uomini dai disagi e dalle difficoltà dell'inverno. Rispetto allo scorso anno è stato fatto molto per rendere la vita al fronte più tollerabile. Uno degli aspetti che maggiormente preoccupano è sicuramente la piaga dei ratti, poiché nei rifugi e nelle trincee  - non importa dove essi vengano realizzati, sia nei boschi, che nei campi aperti, o sul lato della montagna – sono assaliti dai roditori. La peste stava raggiungendo notevoli dimensioni prima che si decise di affrontare il problema anche con l’aiuto dei cani. Treni pieni di Terrier sono stati spediti al fronte per organizzare battute di caccia regolari, con una ricompensa di mezzo penny per ogni topo ucciso. In questo modo, in un solo corpo d’armata, sono stati ammazzati 8.000 ratti in  quindici giorni.


 La Redazione.

giovedì 31 dicembre 2015

Capodanno 1916

Come accadde per la tregua di natale anche a capodanno, sul fronte Italo-Austriaco si ebbe una situazione analoga: la guerra si fermò per qualche minuto ed i soldati, a modo loro, da una trincea all'altra si scambiavano auguri di buon anno; proprio come faremo noi questa sera ma in condizioni che richiedono una grande dose di misericordia nei confronti di chi, magari poche ore prima aveva tentato di uccidervi.
entriamo nella storia grazie a questa lettera del ten. Rodolfo Rossetti, allora in forze al 7° Alpini 106° Compagnia del Btg. Belluno, ove descrive la mezzanotte del 31 dicembre 1915 esattamente cent'anni fa:


La trincea di Col dei Bos dove si trovava il ten. Rossetti
“… Anche oggi gli austriaci sono stati discretamente gentili; infatti non hanno sparato che pochissimo. Stanotte abbiamo finito il vecchio anno, e cominciato il nuovo, in modo non comune: un fuoco d’inferno da ambo le parti. Tutto all’ingiro non si vedevano che vampe di cannoni e scintille di pallottole contro le rocce. Razzi nemici illuminavano ininterrottamente le cime e la vallata, durante un rombo fortissimo di artiglierie, un crepitare continuo di fucili e mitragliatrici, un sibilare acuto di proiettili di ogni sorta. Quest’inferno è durato pochi minuti. Cessato il baccano, dalle nostre trincee sono partite parole d’augurio in tedesco e dalla trincea nemica in risposta una specie di grugniti accolti dai nostri con molte risate.”

La Redazione.

domenica 1 novembre 2015

1 Novembre 1915

1 NOVEMBRE 1915
L'Italia da poco entrata in guerra deve dimostrare ad alleati ed avversari quanto vale.
le forze si radunano sull'Isonzo dove la guerra infuria con la maggior violenza del fronte italo-austriaco.
Il primo novembre l'offensiva Italiana riprende vigore e si scaglia contro le postazioni austroungariche. 
Sull’Isonzo si avanza a rilento intorno a Zagora e Gorizia, la lotta infuria sul Sabotino e l'avanzata è lenta ma inesorabile lungo tutta la linea del Carso.
la situazione è olto dura per i soldati in trincea, sia Italiani che Austriaci che intendono vendere cara la pelle.
La drammaticità della lotta è ben spiegata in questa lettera del soldato Antonio Ferrara da Plava: 
Quando le fanterie passarono all’attacco, i reticolati nemici non erano stati neppure intaccati dalle artiglierie. Le nostre formidabili formazioni si sono infrante contro il dispositivo difensivo nemico. […] Chiuse tra le trincee e i reticolati, venivano falcidiate dalle mitragliatrici. Entrambe le azioni sono fallite. […] Le nostre perdite sono state alquanto pesanti.”
Intanto nei balcani l’esercito serbo è in ritirata, inseguito lungo la bassa Morava orientale. Gli austro-tedeschi hanno occupato Kragujevac; i bulgari tentano una manovra avvolgente in Kosovo.
Nel frattempo la resistenza serba si concentra sul Passo di Babuna, dove si ripete una sorta di battaglia delle Termopili: 5.000 serbi tratterranno per una settimana sei divisioni nemiche, più o meno 96.000 uomini austriaci.

La Redazione

ARCHIVIO ARTICOLI