venerdì 26 febbraio 2016

26 Febbraio 1916



La Regia Marina lascia la città di Durazzo
In Albania, la brigata italiana completa l’evacuazione di Durazzo, si ritira a bordo delle navi nonostante il mare sfavorevole e i continui bombardamenti austriaci.

Meno fortunati sono gli uomini del III régiment colonial, in viaggio sul Provence II: il piroscafo francese, convertito in trasporto truppe, viene affondato da un sottomarino tedesco a largo delle coste greche; oltre 1.000 i morti.


Sul settore di Verdun un errore imperdonabile viene commesso dai francesi che lasciano uno dei loro forti più importanti (Fort Douaumont) una fortezza di ultima generazione ed uno dei punti strategici, completamente sguarnito portando gli occupanti in rinforzo in prima linea lasciando così libero ingresso ai tedeschi.

In seguito questo errore causerà enormi sacrifici in vite umane per i Francesi.

Il 26 febbraio i tedeschi fanno irruzione nel Forte. Sono convinti di trovare molti uomini a fare resistenza, ma si ritrovano in un guscio vuoto, non c’è nessuno: Fort Douaumont viene espugnato in pochi minuti. Imbarazzante.

L'offensiva tedesca volge al meglio e lo stato maggiore francese affida al Generale Petain la situazione critica, ma il comandante non si fa intimidire ed organizza una difesa ben schierata con rotazioni di forze fresche in prima linea: apparentemente è la volta buona per la Francia per fermare la pericolosa avanzata tedesca.

giovedì 25 febbraio 2016

25 Febbraio 1916

Alcuni uomini di stanza a Fort Douaumont
Il 25 febbraio la strategia tedesca non cambia: alle 9:00 del mattino iniziano i bombardamenti intensivi, questa volta ad essere preso di mira è Fort Douaumont, spina dorsale di un sistema difensivo intorno a Verdun complessivo di 19 forti collegati con trincee e sbarramenti quasi imprendibili. 
I francesi nel forte: una cinquantina di uomini comandati dal sergente maggiore Chenot si rifugiano nei sotterranei per non restare sopraffatti dalla furia del bombardamento tedesco; soltanto Chenot ed alcuni uomini restarono a sparare dal cannone da 155 mm più per dignità che per vera e propria difesa. i francesi nel forte sapevano già di essere presi e quando le avanguardie tedesche raggiunsero il forte, furono sorprese dal totale silenzio delle armi dei difensori che non spararono per non aggravare la loro posizione. I primi ad arrivare furono gli artieri del sergente Kunze che, superato il fossato, riuscirono ad entrare nel forte da una piccola apertura; dopo una breve ispezione e non incontrando resistenza dichiararono il forte preso e catturarono i francesi che erano all'interno del forte.
Uno dei simboli della guerra sul fronte franco-tedesco e un emblema della forza bellica francese venne preso nel giro di poche ore: un dura sconfitta per i francesi ed una grande vittoria inaspettata per i prussiani.
Fort Douaumont poco prima della battaglia
Alla notizia della perdita del forte la stampa francese si adoperò con ogni mezzo a minimizzare la sconfitta francese e ad esaltare le perdite tedesche, in realtà i francesi non furono abbastanza decisi nel riprendere le postazioni perdute e dovettero cedere ai tedeschi postazioni che in seguito si rivelarono fondamentali.
I rifornimenti tardavano ad arrivare, la popolazione civile in vista del peggio iniziò a saccheggiare la città e la situazione volgeva per il peggio

mercoledì 24 febbraio 2016

24 Febbraio 1916

Il 24 febbraio 1916 i tedeschi continuano ad avanzare a Verdun: i francesi perdono ancora terreno e sono costretti ad abbandonare in mani nemiche il Bois des Fosses lasciando in mano prussiana altri 10.000 prigionieri; i francesi, in affanno, sono costretti a ritirarsi da Beaumont e nel Bois des Caurières.
La "Giulio Cesare" occupata nelle operazioni
Il Portogallo cede alle pressioni inglesi ed affida il contingente tedesco catturato sul fiume Tejo nei pressi di Lisbona alle forze armate britanniche che così facendo infergono un duro colpo ai tedeschi.
Intanto la Regia Marina, nella guerra balcanica è protagonista: nonostante la ritirata dell'intesa via mare dalla città di Durazzo in Albania le forze della Marina si organizzano insieme agli alleati Inglesi e francesi dimostrando al mondo la forza militare italiana, i dati parlano da soli: 260.000 uomini e 250 imbarcazioni tra cui ricordiamo le più famose: i cacciatorpedinieri Ardito e Bersagliere e gli incrociatori Città di Siracusa e Città di Catania; soltanto 1 morto e 3 feriti: un successo nonostante la perdita della città.
In Lussemburgo il Primo Ministro Hubert Loutsch lascia il posto a Victor Thorn.
A Roma muore il giurista, politico e accademico italiano Giovanni Abignente.

martedì 23 febbraio 2016

23 Febbraio 1916


vista del fiume Tejo (Tago in italiano)
Mentre a Verdun i tedeschi avanzano inesorabilmente, i francesi sono costretti alla ritirata strategica perdendo alcune posizioni strategiche che conoscendo la storia, sarebbe stato opportuno per gli interessi della Francia difendere in modo più incisivo per poter riorganizzare al meglio la controffensiva vengono evacuate e conquistate dai prussiani. 
Herbert Henry Asquith I Conte di Oxford
La situazione volge al meglio per i tedeschi che contano più di 3000 prigionieri ed il Kaiser si complimenta con lo Stato Maggiore, intanto a Parigi è il cahos ed i francesi studiano la risposta allo "schiaffo" di Verdun.
Il Portogallo, fino ad ora neutrale ma con delle simpatie nei confronti dell'Intesa blocca delle navi tedesche in ritirata sul fiume Tejo nel sud del Paese e quasi contemporaneamente iniziano le pressioni britanniche per il sequestro delle imbarcazioni.
Intanto a Londra si raduna la Camera dei Comuni, nascono dei conflitti tra Labouristi e la maggioranza del premier liberale Conte Asquith circa la fine della guerra  la pace: i labouristi parlano di una possibilità di pace di comune accordo con i socialisti tedeschi ma la maggioranza non intende piegarsi e dichiara di accettare di firmare una pace solo nel caso in cui gli obiettivi inglesi saranno completamente soddisfatti, dopo poche ore la seduta chiude con un "nulla di fatto".

lunedì 22 febbraio 2016

Le 5 cose che (forse) non sai su Vittorio Emanuele II

Vittorio Emanuele II nel suo ritratto più celebre
1.  A causa della sua statura bassa e tarchiata, a differenza di quella dei genitori entrambi alti (Carlo Alberto addirittura 2,03 metri) iniziarono a circolare voci maliziose che lo vedevano come un figlio di un popolano, sostituito al vero Vittorio Emanuele morto in un incendio ancora in fasce; queste voci si devono al fatto che il giovane sovrano non assomigliasse affatto ai genitori ed aveva una conformazione fisica singolare per un monarca, molto simile a quella dei popolani del primo ottocento.

2.  I letti dei Savoia erano tutti piccoli, non perchè questi fossero di bassa statura (uniche eccezioni Vittorio Emanuele II ed il nipote Vittorio Emanuele III) ma perchè era una sorta di tradizione di famiglia quella di dormire in posizione fetale; infatti non poche consorti dei Reali Piemontesi si lamentarono della grandezza dei letti di Palazzo.

3.  Vittorio Emanuele II soffriva di "gallismo" una patologia che lo vedeva attratto in ogni momento dal sesso femminile, tanto che alcuni sovrani del tempo parlarono di questo suo "problema" dopo aver avuto colloqui con lui nei quali si tratteneva in modo evidente dal fare apprezzamenti sulla servitù.

Il Re durante una battuta di caccia: il suo passatempo preferito
4.  Vittorio Emanuele II ebbe una storia d'amore con una popolana detta "Rosina" che aveva conosciuto durante una battuta di caccia.
A detta del conte di Cavour la bella Rosina" lo manteneva nella copula e nel disordine"; e rivolgendosi ai cortigiani li incitava:"è per noi un dovere di coscienza di staccarlo". 
Vittorio Emanuele II amava commentare " almeno dalla Rosina si può desinare in maniche di camicia".Rosina condivideva con il Re la buona cucina, il biliardo e la passione per la caccia. Tra i cimeli trovati nell'appartamento regale un bastone da passeggio spezzato in due con l' etichetta "rotto sulla schiena di don Margotti per quanto scritto su Rosina" Margotti era il direttore del giornale torinese l'Armonia e fu tra coloro che sperimentarono a proprie spese di quale protezione godesse la donna, regina di cuori del re d' Italia. 


5.  Il rapporto dei Savoia con il paranormale e la superstizione era molto marcato al punto che arrivò a coinvolgere i numeri: il 28 portava male. Troppi decessi erano avvenuti in Casa Savoia il giorno 28: Carlo Alberto, Vittorio Emanuele, la Regina Elena, la loro figlia Mafalda e molti altri. Che fare per proteggersi? Vittorio Emanuele II usava farsi crescere per un anno intero le unghie degli alluci per poi affidarle al suo orafo affinché le incastonasse in oro e diamanti: una volta pronte ne faceva talismani che dava in dono alle sue amanti. Dopo la morte del re, il successore Umberto I recuperò un'unghia che il morto aveva regalato a sua madre, la regina Maria Adelaide, e la regalò come portafortuna al Conte di Mirafiori.

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